Un'attenta riflessione sul mondo del vino sannita, che è andata oltre le "cinquanta sfumature di giallo e di rosso" che si proponeva l'incontro svoltosi ieri nella sala dell'ente camerale, moderato da Luisa Mariani. E' stata l'occasione per tracciare le note positive e quelle negative. Gli aspetti positivi, ben delineati dal giornalista Luciano Pignataro: vini poliedrici, mai banali, dall'ottimo rapporto qualità-prezzo, buoni compagni per una cucina sempre più mediterranea, alleggerita. Il tutto in un contesto dove la viticoltura rappresenta una voce importante: "E' questa l'unica provincia campana – ha aggiunto – dove il reddito vitivinicolo rappresenta per la quasi totalità delle aziende l'unica entrata economica". Tanti contesti positivi, anche se non mancano le difficoltà, o meglio le criticità che vanno risolte. Alcune sono state presentate dal presidente del Sannio Consorzio tutela vini, Libero Rillo, e dal presidente nazionale delle Città del Vino, Pietro Iadanza. Ma è stato soprattutto il presidente della Camera di Commercio, Gennaro Masiello (intervenuto nella doppia veste di presidente della Coldiretti, organizzatrice dell'evento) che, partendo dall'ottimo lavoro dei produttori e dalle qualità eccelse raggiunte dai vini sanniti, ha messo il dito nella piaga: "Solo il 20% della nostra uva viene venduta in bottiglia, l'altra, il consistente 80% viene smerciata sfusa, spesso a prezzo poco retributivi per gli agricoltori. Il nostro obiettivo deve essere quello di cercare di bilanciare questi dati, incrementando la produzione in bottiglia. Un lavoro che significherebbe sicuri incrementi dei posti di lavoro".
Fonte: Ottopagine - Quotidiano