La coltura del carciofo può rappresentare una valida alternativa alla produzione del tabacco perché fornisce dei redditi comparabili se non addirittura superiori. Il tutto però deve essere supportato da una adeguata azione di marketing tesa a valorizzare le produzioni locali magari utilizzando come elemento trainante l’immagine del tradizionale carciofo di Pietrelcina.
E’ quanto emerso dal convegno conclusivo sui risultati raggiunti nell’ambito del progetto PRO.BIO.CA (Tecnologie innovative per la produzione di biomassa di carciofo e cardo da destinare all’estrazione di composti nutraceutici), finanziato dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali nell’ambito del bando OIGA per i giovani imprenditori in agricoltura, tenutosi questa mattina presso la sede della Coldiretti di Benevento.
Il progetto ha visto il coinvolgimento anche di alcuni enti di ricerca pubblici, in particolare dell’Università della Tuscia quale soggetto capofila, della Coldiretti Benevento e di sette aziende agricole che hanno realizzato i campi sperimentali di carciofo, di cui ben cinque ricadenti nella provincia di Benevento.
“Sull’ortofrutta – ha detto Giancarlo Pepe, tecnico coordinatore delle attività per la Coldiretti Benevento – si gioca il futuro del nostro entroterra. Il carciofo può avere una grossa remunerazione per ettaro meglio ancora se trasformato. Nel caso della trasformazione si possono raggiungere anche 200 mila euro per ettaro, dieci volte in più del carciofo fresco. Dobbiamo aprirci al futuro e trovare dei sistemi di conservazione per il carciofo. E’ necessario essere caratterizzati come zona di produzione”.
Secondo il coordinatore del progetto Giuseppe Colla “il progetto parte dalla crisi della tabacchicoltura e dall’interesse di ricercare produzioni alternative. La produzione di carciofo deve riguardare il mercato fresco, quello agroindustriale e per l’estrazione da biomassa di componenti nutraceutici. E’ stata portata avanti una attività di divulgazione a livello nazionale e sono stati fatti diversi incontri in campo per valutare le performance di questo prodotto”.
“Il carciofo – ha precisato Francesco Saccardo dell’ Università della Tuscia – sta diventando un prodotto importante in Italia. L’Italia si pone al primo posto con 51, mila ettari di carciofi coltivati ed è il maggiore Paese produttore con il 40 percento della produzione mondiale”.
Al convegno, moderato da Angela Maria Diodato di NTR24, sono intervenuti De Pasquale della SOI, Mariateresa Cardarelli del CRA-RPS di Roma, Giancarlo Barbieri dell’ Università Federico II di Napoli; Antonio Pizzi, responsabile tecnico delle sperimentazioni in campo a Benevento.
Le conclusioni sono state affidate al direttore della Coldiretti Benevento Giuseppe Brillante: “Oggi presentiamo la conclusione di un lavoro che si è sviluppato sul territorio in maniera positiva. Come Coldiretti per noi è un fatto estremamente importante perché significa che momenti di ricerca possono essere realizzati. Il progetto avrà una sua valenza se non si conclude con l’incontro odierno ma riesce ad avere una ricaduta pratica sul territorio. Partendo dal carciofo di Pietrelcina che ha un bel nome dobbiamo puntare e sviluppare un’azione che porti a realizzare il carciofo del Sannio e quindi costruire qui l'intera filiera dalla coltivazione alla trasformazione e conservazione per raggiungere direttamente il consumatore”.
17 Dicembre 2014
La coltura del carciofo può rappresentare una valida alternativa alla produzione del tabacco. E’ emerso nel corso del convegno conclusivo sui risultati del progetto PRO.BIO.CA.